Tra le più grandi falene che possiamo incontrare nel nostro territorio sono incluse alcune rappresentanti della famiglia Sphingidae, caratterizzate da ali (quelle anteriori, in particolare) strette e allungate a favorire una certa aerodinamicità efficace per il volo e da bruchi quasi sempre dotati di un curioso cornetto più o meno evidente sull’ultimo segmento del corpo.
Una delle più grandi Sphingidae osservabili in Italia, con un’apertura alare fino a 12-13 centimetri, è la Agrius convolvuli: solitamente in estate inoltrata queste vigorose falene si fanno notare tra il tramonto e la mezzanotte mentre visitano i fiori, soprattutto quelli tubulari, come quelli di Nicotiana, di Phlox e di convolvolo (o vilucchio). Quest’ultimo è anche una delle piante ospiti più comuni del bruco, motivo per cui la specie è nota col nome comune di Sfinge del convolvolo.
Questa specie può nutrirsi del nettare di fiori a corolla molto profonda grazie a una spiritromba particolarmente lunga, la più lunga tra le sfingi europee, potendo misurare infatti fino a 13 centimetri!
Una falena di casa nostra ma non troppo.
In Italia la Sfinge del convolvolo è poco presente come “specie residente”: popolazioni stabili si segnalano soltanto nell’estrema porzione sud-orientale della Sicilia ma almeno in alcune annate è possibile si stabilisca anche in altre aree a clima mite del centro-sud Italia. Il resto del suo areale (come specie residente) è più a sud, principalmente in Africa e sud-est Asiatico (vedi mappa completa qui sopra).
Tuttavia, forte del suo volo potente che può raggiungere per brevi distanze i 100 km orari e su lunghe distanze i 50 km orari, questa falena è una grande migratrice e soprattutto in estate inoltrata la possiamo incontrare in tutta Italia.
Nel nostro territorio i primi individui compaiono in volo di solito ad aprile-maggio (nelle zone dove la specie riesce a svernare come pupa), ma in maggior numero da giugno a ottobre, quando arrivano parecchi individui provenienti dall’Africa che si riproducono e danno luogo a una o più nuove generazioni che man mano possono spostarsi più a Nord. Se in aree più calde può essere osservata tutto l’anno, è appunto in estate che questa specie trova da noi un clima ideale per riprodursi.
Uova di Sfinge del convolvolo deposte in cattività in modo inusualmente raggruppato, su un fiore di Ipomea.
Ciclo biologico
Le uova sono deposte dalla femmina (fino a 200) una ad una in modo sparso su diverse piante, principalmente alcune Convolvulacee tra cui soprattutto il già citato convolvolo (in particolare delle seguenti specie: Convolvulus arvensis, Convolvulus sepium, Convolvulus tricolor e Convolvulus major), la Calystegia e le piante del genere Ipomoea (Ipomea o patata dolce). Ma si menzionano anche piante di altre famiglie, in particolare il Rumex, il Clerodendro, la Colocasia, i Chrisanthemum, gli Helianthus (come il girasole), l’arachide, le leguminose del genere Vigna e qualcuno menziona persino il genere Phaseolus (a cui appartiene il fagiolo).
Le uova, del diametro di 1,10×1,30 mm, schiudono in un periodo variabile da 4 a 15 giorni a seconda della temperatura di incubazione. I bruchi appena nati misurano al massimo 4 mm e sono color verde chiaro con il cornetto ben sviluppato e di colore nerastro.
Dopo la seconda muta e quindi nel terzo stadio, la colorazione di fondo può restare verde oppure virare al bruno-ocra o al nerastro. Si tratta forse dello Sfingide Europeo con la maggiore variabilità cromatica allo stadio di larva. In natura è stato osservato un diverso comportamento dei bruchi all’ultimo stadio a seconda della colorazione: i bruchi della forma verde si nutrono sia di giorno che di notte, mentre le forme bruna e nera solo di notte, restando nascosti durante il giorno. Ciò ha un senso se si considera che la colorazione verde rende i bruchi più mimetici con il fogliame e da’ loro maggiori possibilità di sopravvivenza durante il giorno.
Nel giro di 3-4 settimane (ma se fa caldo anche solo 15 giorni) i bruchi raggiungono la massima dimensione (lunghezza fino a 11 cm) e sono maturi per andare in ninfosi: a questo punto abbandonano la pianta ospite e camminano nel terreno in cerca di un luogo adatto dove nascondersi, percorrendo anche diverse centinaia di metri. In genere il bruco scava nel terreno a poca profondità (fino a 15 cm), creandosi una celletta in cui, dopo 2-3 giorni, si trasforma in una crisalide dal caratteristico astuccio della futura spiritromba che la rende perfettamente distinguibile dalle pupe delle altre sfingi italiane.
Lo sfarfallamento può avvenire in circa 15-25 giorni a una temperatura media di 25°C (un po’ meno se fa più caldo, di più se fa più freddo). L’adulto può vivere da 2 a 4 settimane, con le femmine più longeve dei maschi. Gli individui che sfarfallano nel nostro territorio prima dell’inverno possono migrare verso sud fino a stabilirsi in Africa. Se la ninfosi avviene però in autunno inoltrato la pupa può attendere la primavera successiva per sfarfallare, ma non sopravvivrà se la temperatura invernale nel suolo nel frattempo si fa troppo bassa.
Esistono altre sfingi del genere Agrius?
Il genere Agrius comprende altre 5 specie molto simili alla nostra sfinge del convolvolo. Ne riporto un’immagine per ciascuna qui sotto, assieme alla nostra sfinge del convolvolo, per un confronto visivo. La più nota è Agrius cingulata (o Agrius cingulatus) che vive nell’America centro-meridionale ma si spinge come migrante anche molto più a Nord. Di dimensioni e colori paragonabili a quelli della nostra A. convolvuli, se ne distingue soprattutto per la presenza di un’area rosata alla base delle ali posteriori. Pare che siano stati trovati alcuni individui migranti di questa specie in Inghilterra e parsino a bordo delle navi al largo della costa Francese! Le altre specie sono Agrius cordiae (Isole Marshall), Agrius godarti (Australia centro-settentrionale), Agrius luctifera (Indonesia) e Agrius rothschildi (Nuova Caledonia).