Le farfalle diurne in generale, in piccole gabbie tenute in casa difficilmente si alimentano spontaneamente perchè tendono a essere attratte dalla luce diretta del sole e passerebbero gran parte del tempo a sbattere contro le pareti della gabbia rivolte alla luce; in condizioni più naturali, con molto spazio di volo e con luce solare diffusa, diverse specie possono alimentarsi spontaneamente su fonti naturali o artificiali di nettare; alcune specie comunque sono più inclini di altre ad alimentarsi spontaneamente in cattività a seconda delle dimensioni e dell’ambiente dell’area di volo. Tuttavia diverse specie locali volentieri si soffermano su semplici fonti artificiali di nettare in gabbie anche di dimensioni relativamente contenute.
Questa simpatica Heliconius charitonius si alimenta spontaneamente su infiorescenze di Lantana, in una voliera di 2 metri quadrati:
Fonti naturali di nettare sono rappresentate da piante fiorite in vaso, particolarmente efficaci per specie diurne sono Lantana, Pentas e Buddleia. Anche i fiori recisi possono essere utilizzati, ma le loro risorse di nettare si esauriscono rapidamente e andrebbero sostituite entro due giorni.
Quando non si dispone di grandi spazi, o si ha a che fare comunque con specie che non si alimentano spontaneamente su fonti naturali o artificiali di cibo, è necessaria l’alimentazione a mano: si tiene la farfalla per i lati del torace in corrispondenza dell’attacco delle ali (che così si troveranno a essere in posizione perpendicolare al corpo) e con l’ausilio di un sottile ago (meglio se plastificato) o uno stecchino sottile fatto passare, con molta attenzione, tra le “tasche” della spiritromba, si srotola delicatamente quest’ultima mettendola a contatto del nettare artificiale (che può essere preparato inzuppando del cotone in una soluzione costituita da 1 parte di zucchero, miele o, meglio, fruttosio in 10 parti di acqua); tale concentrazione è preferibile non sia superata con le farfalle diurne nostrane ed è meglio integrare l’offerta di liquidi nebulizzando acqua nella voliera perché molte farfalle in cattività, soprattutto in una voliera totalmente esposta all’aria (dunque non una serra con umidità controllata) tendono a disidratarsi, morendo precocemente.
Alcune specie sono più inclini di altre ad essere alimentate in questo modo: alcune (es. Danaus chrysippus) si alimentano sin da subito appena vengono a contatto del nettare artificiale (le estremità delle zampe di molte specie, soprattutto farfalle diurne, sono ricche di sensilli gustativi) oppure non appena la loro spiritromba viene messa a contatto; altre specie invece inizialmente tentano di riavvolgere la spiritromba e cercano di divincolarsi, ma progressivamente si mostrano più cooperative man mano che si ripete l’operazione le volte successive (meglio non più di 1-2 volte al giorno per non stressare gli individui). Lo stesso procedimento può essere adottato con diverse specie di Sfingi, che però sono più problematiche perchè molto più energiche nell’opporre resistenza rispetto a un Macaone o una Cavolaia.
Molte piccole falene come i Nottuidi si alimentano spontaneamente quando vengono a contatto con delle sostanze zuccherine artificiali fornite nel modo già descritto precedentemente (vanno bene concentrazioni più elevate).
Molte farfalle imparano a riconoscere le fonti artificiali di cibo, le specie diurne in particolare vengono attratte da quelle create in modo da ricordare dei fiori, soprattutto se presentano determinati colori: l’efficacia attrattiva di un determinato colore può variare da una specie all’altra, ma in genere il bianco, il giallo, il rosso sono ottimi per molte specie.
CI sono farfalle che assumono anche altre fonti di cibo diverse da fiori e infiorescenze: alcune, come le farfalle civetta (Caligo sp.) ad esempio sono attratte dai fluidi secreti da pezzi di frutta matura o in fermentazione, altre specie possono assumere fluidi dalle feci, altre dal sudore dei mammiferi o dalle ghiandole lacrimali, altre ancora da organismi in decomposizione. Le Heliconius hanno una spiritromba specializzata che permette loro di assumere, oltre al nettare dei fiori, anche il polline.
Nel video sottostante si vedono alcuni Papilio machaon che, inizialmente alimentati a mano, proseguono ad alimentarsi spontaneamente su fonti di cibo artificiali.
Le specie appartenenti ad alcune famiglie di falene non si nutrono: Arctiidi, Lasiocampidi, Limantridi, Notodontidi, Saturnidi, alcuni Sfingidi, e qualche altra famiglia comprendono specie con un apparato bocale rudimentale o assente, comunque non funzionale: solitamente la loro vita si esaurisce entro una o due settimane, utilizzando come fonti di energia quanto accumulato durante lo stadio larvale.