I bruchi all’ultimo stadio, una volta “maturi”, cioè hanno completato l’accrescimento e sono dunque vicini ad andare in ninfosi, a un certo punto cambiano comportamento; per prima cosa perdono interesse dal nutrirsi; talora è possibile notare degli escrementi particolarmente voluminosi e acquosi: essi rappresentano gli ultimi prodotti della digestione. I bruchi che formano una crisalide nuda in ambiente aereo si soffermano su un supporto, spesso costituito dalla stessa pianta ospite, da piante vicine o da altri substrati (es. muri) e si ancorano ad esso per l’estremità posteriore tramite un cuscinetto di seta (es. Ninfalidi) e talora anche da un cinturino di seta (es. Papilionidi).
Le specie che costruiscono un bozzolo in genere possono costruirlo sulla stessa pianta ospite, su piante vicine o su altri substrati (tronchi, muri, etc.). In allevamento tali substrati spesso sono rappresentati dalle pareti o dal tetto del contenitore di allevamento. I bruchi con ninfosi al suolo, come ad esempio gli Sfingidi, molti nottuidi, alcuni Saturnidi e altre famiglie di falene si nascondono nello spessore del terreno o subito al di sotto dei detriti (foglie, cadute, etc.) e si creano un ricovero, compattando il substrato intorno a loro con un po’ della propria seta prodotta. Una volta ancorati al substrato, o una volta costruito il proprio bozzolo o ricovero sotterraneo, i bruchi entrano in stadio di pre-pupa: perdono la capacità di usare gli arti e diventano quiescenti, pressochè immobili, reagendo eventualmente con qualche movimento brusco del corpo se si sentono disturbati (la stessa reazione molte specie la mostreranno da crisalidi roteando, in modo più o meno percettibile, la porzione addominale). In questa fase vale lo stesso avviso fatto riguardo i bruchi in pre-muta: non vanno rimossi dal substrato scelto per la ninfosi. Entro uno o pochi giorni dall’inizio di questa fase il bruco si trasforma finalmente in crisalide (o pupa). In allevamento, quale che sia il tipo di crisalide, questa deve essere tenuta in modo da consentire all’adulto che ne uscirà di trovare un facile appiglio: quindi se si tratta di crisalidi o bozzoli costruiti sulle pareti della gabbia o sui rami possono essere lasciati così come stanno. Oppure possono essere disposti anche sul fondo di una gabbia: una gabbia di sfarfallamento può essere rappresentata da una cassetta di legno o da una gabbia (vedere il capitolo sulla riproduzione). Per l’altezza basta sia tale chje gli adulti possano avere sufficientemente spazio per arrampicarsi lungo una parete o fino al coperchio e lasciar distendere le ali senza avere ostacoli sotto di loro, altrimenti le ali non potranno distendersi correttamente e una volta irrigidite resterebbero permanentemente deformi, risciando di compromettere il volo e la riproduzione.
E’ consigliabile nebulizzare un paio di volte la settimana i bozzoli con acqua, per garantire un minimo di umidità, soprattutto se il luogo in cui sono posti i bozzoli è secco (come nelle stanze riscaldate d’inverno): l’esposizione prolungata all’aria troppo asciutta può indurire eccessivamente i bozzoli, sopratutto quelli che attendono molti mesi prima di sfarfallare, rendendo difficile la fuoriuscita degli adulti (farfalle). Questi escono dal bozzolo secernendo una sostanza che allenta le maglie della seta, dopodiché l’adulto può uscire, spingendo attraverso la sommità del bozzolo. Anche le crisalidi nude dissotterrate possono necessitare di periodiche nebulizzazioni, per evitare che esposte per settimane all’aria asciutta tendano a disidratarsi e morire o dare luogo a sfarfallamenti problematici (ali deformi etc.). In molti Lepidotteri tropicali per esempio lo sfarfallamento in natura è favorito da abbondanti nebulizzazioni, è legato alla stagione delle piogge. Altre specie invece, come molte Sfingi, non vanno nebulizzate se non molto occasionalmente (come nella Sfinge del ligustro, le cui crisalidi possono cadere vittima di attacchi fungini se il substrato è costantemente umido) oppure mai (come la Sfinge dell’oleandro, che predilige un ambiente asciutto). Lo sfarfallamento di una farfalla può avvenire dopo una settimana oppure dopo molti mesi, in dipendenza sia dalla specie sia dal fatto se la crisalide rappresenti la fase svernante (diapausa). Nelle specie che hanno crisalidi in un bozzolo, la farfalla appena nata secerne una sostanza che allenta le maglie del bozzolo e contemporaneamente esercita pressione contro il polo anteriore di quest’ultimo; dopo un certo tempo (possono passare diverse decine di minuti) la testa comincia a fare capolino da un’estremità del bozzolo, e man mano tutto il corpo.