Riproduzione delle farfalle in allevamento

La riproduzione delle farfalle in cattività è possibile con parecchie specie. Alcune specie sono difficili da riprodurre per esigenze di clima e spazio particolari, altre volte il mancato accoppiamento o la scarsa fertilità delle uova dipende dall’eccessiva consanguineità di maschio e femmina.

Accoppiamento di Actias maenas
Copula di Sfinge del ligustro (Sphinx ligustri)

Il modo più semplice di ottenere uova in cattività, soprattuto con Lepidotteri eteroceri (falene)  è quello di catturare una femmina fecondata. E’ molto facile trovare falene già fecondate attratte dalle luci per esempio. Con i Ropaloceri (farfalle diurne in generale) le femmine catturate spesso necessitano della presenza della pianta ospite (leggere più avanti).

Per alcune specie di Lepidotteri Eteroceri (farfalle notturne) ottenere un accoppiamento in cattività è abbastanza facile, è sufficiente lasciare una coppia in una gabbia; normalmente i maschi entrano in attività la sera e localizzano le femmine affidandosi alle sensibilissime antenne che riconoscono i feromoni emessi dalle femmine della propria specie (nel caso di alcune famiglie come Lasiocampidi e Saturnidi, vengono localizzate anche a diversi km di distanza! Per lo stesso motivo, con alcune specie è possibile avendo una femmina nata in cattività, attirare maschi dall’esterno – se presenti nella priopria zona in quel periodo – che raggiungeranno la femmina posta ad esempio in una gabbia in balcone o talora persino entrando in casa dalle finestre); nel caso dei grandi Saturnidi, una gabbia di 45 cm di diametro e 60 cm di altezza va bene in molti casi; specie particolarmente facili da riprodurre, come l’Antheraea pernyi o la Samia ricini, possono accoppiarsi in gabbie di 30 cm di diametro. Per altre specie come molte Sfingi (ma non tutte) e le farfalle diurne bisognerà nutrire gli adulti per garantire una sopravvivenza prolungata come avrebbero in natura (da un paio di settimane a qualche mese) nutrendo gli adulti.

Alcune farfalle diurne Europee si accoppiano spontaneamente in una gabbia di mezzo metro di lato e provvista di piante fiorite in vaso, altre non si accoppiano nè depongono uova in un tale ambiente ristretto. In caso di mancato accoppiamento per i motivi sopracitati, alcuni allevatori ricorrono all’accoppiamento artificiale, spesso chiamato accoppiamento “alla mano”, dato che bisogna manipolare i riproduttori per indurli all’accoppiamento.
La tecnica richiede un pò d’esperienza e il successo dipende dalle specie. ma ha particolare successo con molti Papilionidi (compreso il nostro Macaone). Diverse specie di Papilionidi soprattutto vengono facilmente accoppiate alla mano: si prendono il maschio in una ano e la femmina nell’altra, e si avvicinano le stremità addominali formando un anglo, in genere superiore a 90°; si esercita una leggera pressione nell’addome del maschio, che aprirà le valve che circondano l’area genitale e si accostano all’esteemitù addominale della femmina; entro un minuto di solito, il maschio aggancia la femmina saldamente, a questo punto la coppia può essere delicatamente fatta arrampicare a una parete di una gabbia e lasciata indisturbata. Se entro pochi minuti la coppia si separa, si ripeterà l’operazione più tardi, o si tenterà con altri individui. Per avere maggiori probabilità di successo con questo metodo, i maschi dovrebbero avere almeno un paio di giorni di età, cioè il tempo necessario affinché le loro appendici addominali siano abbastanza sclerificate.

Copula di Macaone (Papilio machaon)

Una volta avvenuta, la copula si protrarrà per un tempo variabile secondo la specie: da pochi minuti a molte ore. I maschi dopo l’accoppiamento in molti casi sono in grado di fecondare altre femmine.

Uova di Daphnis nerii deposte su una foglia di oleandro.

Le uova verrranno deposte dalla femmina sulle piante ospiti (in molte specie la femmina riconosce la pianta adatta tramite chemiorecettori localizzati nelle zampe) ma talora, soprattutto nel caso di molte farfalle notturne, anche su altri substrati che la femmina trova a disposizione: sulle pareti della gabbia, sul fondo, etc. (addirittura alcune specie come la comune Lasiocampa quercus, la femmina lascia cadere liberamente le uova senza attaccarle ad alcun substrato). Le falene che depongono le uova in questo modo depongono anche in ambiente molto ristretto: in questi casi allora, per una razionale raccolta delle uova è utile porre la femmina in una grande scatola foderata di carta; le uova , che verranno deposte nell’arco di alcuni giorni, potranno così essere raccolte semplicemente ritagliando le porzioni di carta su cui sono deposte. Allo stesso modo, per specie che depongono direttamente sulle piante ospiti, potranno essere ritagliate le porzioni di foglie con le uova deposte.

Le farfalle diurne richiedono in genere la presenza delle piante ospiti con cui poter entrare in contatto per essere stimolate a deporre. Il macaone può deporre uova facilmente anche in una piccola gabbia se in questa si trovano in abbondanza rami delle piante ospiti, meglio ancora se sono presenti anche le loro infiorescenze (es. finocchio selvatico); Se fosse necessario rimuovere le uova dal substrato su cui la femmina le ha attaccate (come può accadere nella gabbia di allevamento), se le uova sono sufficientemente grandi possono essere distaccate facendo un po’ leva con le unghie (con estrema attenzione!). Altrimenti se si tratta di uova piccole e delicate (es. Daphnis nerii) si può tentare con un pennellino rigido, oppure se proprio si teme di danneggiarle, si attenderà che schiudano e si sposteranno poi i bruchi appena nati.
In alcune specie che sfarfallano in autunno l’uovo rappresenta lo stadio svernante e quindi va tenuto a bassa temperatura durante l’inverno (vedi approfondimento a proposito della DIAPAUSA).