Quando un’equipe di ricercatori canadesi studio’ dei bruchi di Calindoea trifascialis, una piccola falena della famiglia dei Thyrididae che vive nelle foreste aride del Vietnam meridionale a spese degli alberi di Dipterocarpus, l’interesse iniziale era rivolto a una caratteristica anatomico-funzionale peculiare: nella porzione anteriore del proprio corpo, il bruco di Calindoea trifascialis ha delle appendici laterali diverse da quelle viste in altri bruchi, dalle quali, scoprirono presto, viene secreto cianuro di idrogeno per allontanare i predatori, le formiche soprattutto. Il bruco utilizza queste appendici anche come aspersori per cospargere il proprio corpo del potente deterrente, costituito oltre che da cianuro anche di diversi idrocarburi. La secrezione di cianuro a scopo difensivo è già nota in altri artropodi (per esempio in alcuni millepiedi).
Ma i ricercatori scoprirono presto che le stretegie di sopravvivenza di questo bruco non finiscono qui! I predatori infatti non sono l’unico ostacolo da superare nel sud del Vietnam: il caldo torrido con temperature che possono superare i 35°C rende per lui indispensabile trovare un luogo ombreggiato dove andare in ninfosi. Ci vuole dunque un modo per proteggersi dai predatori durante la fase di pupa e al contempo evitare le alte temperature. E’ così che, giunto al completo sviluppo, il bruco si crea un ricovero arrotolando un pezzetto di foglia attorno a se’, comportamento questo condiviso anche da altre specie della stessa famiglia. Ma adesso viene il bello: giunto al suolo, il bruco nascosto nel suo ricovero si attacca con le pseudozampe al “pavimento” e con bruschi movimenti del capo inarca la parte anteriore del corpo contro il “soffitto” del suo ricovero fogliare e la riabbassa subito dopo, determinando lo spostamento all’indietro della foglia a piccoli balzi; per cambiare direzione, il bruco sposta il punto di attacco delle pseudozampe e ripete il movimento (i video in fondo all’articolo chiariranno meglio questa dinamica). Il bruco dall’interno del bozzolo riesce a percepire la provenienza della luce compiendo un paio di giri a 360 gradi per testare l’intensità luminosa intorno a lui, dopodichè procede diritto in senso opposto alla provenienza della luce più intensa per andare in ninfosi in un luogo ombreggiato ed evitare un letale surriscaldamento. Questi spostamenti possono durare 3 giorni, dopo i quali il bruco si trasforma in crisalide dentro il suo ricovero.
Per osservare i movimenti del bruco all’interno della foglia, il team di ricercatori ha sostituito le foglie ai bruchi in esame con dei fogli trasparenti di cellophane, in cui i bruchi si comportavano come se si trovassero all’interno della loro foglia arrotolata. I ricercatori si erano accorti per caso di questo comportamento dei bruchi quando, incuriositi da uno scalpiccio durante la notte vicino al letto dove avevano conservato i bruchi, si erano accorti che questi bozzoletti di foglie si spostavano da soli.
L’unica altra specie conosciuta sinora con un comportamento simile è Cydia deshaisiana, un Tortricide del Messico, il cui bruco vive all’interno di un seme dell’ arbusto Sebastiana pavoniana: i cosiddetti “fagioli salterini” sono proprio i semi di questa pianta (che non è una Leguminosa come il fagiolo, ma un’Euforbiacea) che, quando ospitano questa larva, grazie ai movimenti dall’interno di quest’ultima si spostano a scatti.
Vi lascio ai video sottostanti, pubblicati da su youtube dalla Royal Society. I dettagli degli studi condotti su Calindoea trifascialis sono stati descritti dal Prof. Christopher Darling, che ha guidato la ricerca, e da uno dei suoi studenti Kim Humphreys, nella rivista scientifica Biology letters lo scorso 21 agosto.