Falene di casa nostra: Bombice della quercia (Lasiocampa quercus)

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Coppia di Lasiocampa quercus
Coppia di Lasiocampa quercus. (A sinistra il maschio, a destra la femmina). © Foto di Franz Preliczv

In un vecchio articolo sulla diapausa dei Lepidotteri avevo menzionato che alcune farfalle e falene trascorrono l’inverno allo stadio larvale, come nel caso della specie a cui dedico questo post: quello della falena Lasiocampa quercus, infatti, è un bruco che può essere incontrato d’inverno anche nei centri abitati in prossimità di spazi verdi, talora anche lontano dalla pianta ospite, ad esempio fermo su un muretto a scaldarsi al sole in occasione di una giornata invernale mite, oppure, specialmente in primavera, su una strada mentre vaga alla ricerca di un luogo dove costruire il bozzolo.

Questa specie, chiamata volgarmente Bombice della quercia (Oak eggar dagli anglosassoni), è diffusa in tutta Italia ad eccezione della Sardegna e presenta un’unica generazione all’anno, in cui lo stadio adulto (quello di farfalla) compare in genere tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. I maschi si notano facilmente perché volano di giorno e svolazzano nervosamente anche in mezzo alla città, alla ricerca delle femmine, che invece di giorno sono piuttosto sedentarie e nascoste, mentre di notte possono essere incontrate ferme in prossimità di una luce artificiale da cui sono state attratte. Rispetto ai maschi sono più grandi (circa 70-80 mm di apertura alare contro i 45-60 mm dei maschi), ed hanno una colorazione molto più pallida, tendente all’ocra; il loro corpo è più pesante di quello dei maschi e il loro voluminoso addome, già alla nascita, contiene le uova in attesa di essere fecondate. I maschi rintracciano le femmine da grandi distanze riconoscendo specifici feromoni da esse prodotti. Se vi capita di avere una femmina di Bombice della quercia sfarfallata nello stesso periodo in cui la specie è presente in natura e tra la mattina e il pomeriggio la ponete in prossimità di una finestra aperta, non è difficile, specie se si vive in una città a ridosso di aree verdi, osservare entro poche decine di minuti uno o più maschi della stessa specie entrare in casa per raggiungerla. Una volta che il maschio ha raggiunto la femmina, l’accoppiamento dura in genere non più di una mezz’ora, trascorsa la quale il maschio riprende il volo, magari alla ricerca di altre femmine prima che tramonti il sole. Come le altre falene della famiglia Lasiocampidae a cui appartiene, il Bombice della quercia ha una spiritromba assai rudimentale e non si nutre: la sua vita si esaurisce nel giro di una settimana circa. A partire dalle ore successive all’accoppiamento, la femmina inizia a deporre le uova che, a differenza di parecchie altre farfalle e falene, non attacca a un substrato: una ad una, le lascia cadere liberamente al suolo, dove si sparpagliano rotolando grazie alla loro forma tendenzialmente sferica.

Bruco di Lasiocampa quercus al primo stadio.
Bruco di Lasiocampa quercus al primo stadio.
© Foto di Ernestino Maravalhas

L’incubazione delle uova di Bombice della quercia è di circa 2 settimane, trascorse le quali schiudono liberando dei bruchi lunghi circa sette millimetri. Sono dei buoni camminatori e, dato che spesso le uova si trovano al suolo, magari lontano dalle piante nutrici, può passare qualche ora prima che raggiungano la pianta ospite appetibile. A dispetto del suo nome, la quercia non è tra le piante ospiti scelte (il perché è stata chiamata volgarmente Bombice della quercia ve lo accenno tra poco). Il bruco è comunque abbastanza polifago (ossia può alimentarsi su un certo numero di specie diverse) e si ciba di foglie di alberi e arbusti: in città è facile incontrarli sui muri rivestiti di edera, che rappresenta una delle piante più facili da reperire per allevare i bruchi in casa. Anche il rovo è frequentemente scelto come pianta ospite. Altri arbusti su cui può nutrirsi sono il ribes, la Spiraea, il Brugo (Calluna vulgaris), l’alaterno (Rhamnus alaternus) e il Ligustro. Tra gli alberi sono scelti la betulla, l’ontano, il Salice, il Pioppo, il Melo, il Sorbo, il Susino. Personalmente ho allevato questa specie su rovo, edera, ligustro e alaterno. Alcuni giorni dopo la nascita, il piccolo bruco di Lasiocampa quercus compie la prima muta: il colore di fondo cambia di poco, e con la nuova cuticola potrà crescere fino a circa 2 cm di lunghezza.

Bruco di Lasiocampa quercus al 2° stadio. © Foto di <a href="http://www.flickr.com/photos/11299883@N08" target="_blank">Mª Africa de Sangenís</a>
Bruco di Lasiocampa quercus al 2° stadio. © Foto di Mª Africa de Sangenís
Bruco di Lasiocampa quercus al 3° stadio.
Bruco di Lasiocampa quercus al 3° stadio.
© Foto di Jérôme Albre

L’accrescimento del bruco in natura procede abbastanza lentamente: essendo le uova schiuse tra fine estate e inizio autunno, a seconda della zona geografica e dell’altitudine potrebbe fare già piuttosto freddo almeno la sera. Al bruco non resta che stazionare in attesa di temperature più miti, riducendo il consumo di energia al minimo. Col passare delle settimane e con l’arrivo dell’inverno,  sfrutterà le ore più soleggiate dei giorni più miti per riprendere a muoversi e a mangiare. Con la seconda muta il bruco inizia ad avere l’aspetto che avrà all’ultimo stadio: la peluria si fa più evidente e le aree che prima erano tendenti al rosso-arancio hanno una colorazione tendente all’ocra e al marrone. Dopo la terza muta il colore è pressoché quello definitivo: la colorazione è più uniforme, intervallata dorsalmente da ciuffi di peli più chiari e gli spazi tra un segmento e l’altro appaiono come anelli neri più o meno visibili a seconda se il bruco in quel momento è più contratto o più disteso.

Con la quarta ed ultima muta il bruco entra nella quinta età; nel frattempo l’inverno è finito e l’accrescimento procede più velocemente, finché il bruco non raggiunge la lunghezza massima, compresa tra 6 e 8 cm. E’ giunto il momento per il bruco di smettere di mangiare e trovare un luogo riparato dove costruire il bozzolo. Può essere la rientranza in un muretto, un intrico di rami, o un anfratto tra le rocce e il suolo. Può capitare che un bruco entri in una casa e si rintani sotto un tappeto o un mobile. Ad ogni modo, scelto un angolo tranquillo, il bruco tesse un bozzolo piuttosto leggero, ma compatto: la sua forma e il suo colore può ricordare vagamente un ghianda, ossia il frutto della quercia: è proprio questo il riferimento alla quercia nel nome di questa falena! All’interno del bozzolo il bruco forma una crisalide marroncina che attenderà almeno due  mesi per lo sfarfallamento, che avverrà tra l’estate e l’autunno, a seconda della zona geografica e dell’altitudine. Gli individui di alcune località di alta montagna possono impiegare due anni per completare il ciclo, a causa della brevità dei periodi a clima mite.

Bozzolo di Lasiocampa quercus.
Bozzolo di Lasiocampa quercus.  © Foto di
Halvard Hatlen

Grazie anche alla facile reperibilità di molte piante nutrici, il bruco di Lasiocampa quercus è di facile allevamento, ma va fatta attenzione e due cose.  Anzitutto, evitate di toccarlo a mani nude perchè i peli del bruco di Lasiocampa quercus  si rivelano urticanti per molte persone: può quindi accadere di avere, entro pochi minuti dal contatto con un bruco di questa specie o col suo bozzolo (che spesso ha attaccati alle pareti molti peli persi dal bruco), un fastidioso prurito che può protrarsi per più di un giorno. In secondo luogo, trattandosi di una specie che trascorre l’inverno a questo stadio, andrebbe allevato durante l’autunno e l’inverno alle  stesse temperature che ci sono fuori casa: in tal modo, l’adulto sfarfallerà nello stesso periodo in cui in quella zona sono presenti adulti della sua specie.

Confronto tra bruco di Lasiocampa trifolii (a sinistra e al centro nella foto in alto e in alto nella foto qui sopra) e Lasiocampa quercus (a destra nella foto in alto e in basso nella foto qui sopra). © Foto di Dave Maunder

Specie simili a Lasiocampa quercus

Il Bombice della quercia può essere scambiato con il Bombice del trifoglio (Lasiocampa trifolii). Il bruco all’ultimo stadio è molto simile a quello di Lasiocampa quercus ma va notato che la peluria è più pallida e brillante, tendente al verde-ocra. Compare in primavera, dopo aver svernato come uovo. Rispetto a L. quercus si ciba con maggior preferenza di piante basse, come appunto il trifoglio. L’adulto sfarfalla in piena estate. Le femmine delle due specie si somigliano molto, mentre il maschio di L. trifolii a differenza di quello di L. quercus ha una colorazione di fondo molto più chiara, poco differente rispetto alla femmina.

Lasiocampa trifolii (maschio)
© Foto di Jérôme Albre