La difficoltà di un bruco a compiere una muta correttamente non è infrequente in allevamento: può essere un sintomo di scarsa umidità ambientale o bassa temperatura rispetto alle esigenze della specie, di cattiva alimentazione (piante povere di nutrienti come quelle in fase di riposo invernale o contaminate da sostanze nocive allo sviluppo della larva) o del fatto che il bruco ha un eccessivo livello di inincrocio (cioè discende da ripetuti incroci tra individui consanguinei).
Uno degli esempi più frequenti è la difficoltà del bruco a liberarsi dalle spoglie della vecchia cuticola rimaste attaccate a coprire il segmento anale e l’impossibilità a liberarsi della vecchia capsula cefalica. Sul primo problema non è difficile intervenire, se si ha molta delicatezza e occhio allenato, specialmente se il bruco è ormai di grandi dimensioni: con l’ausilio di un pennello umido, si tenta di ammorbidire la cuticola e successivamente si cerca di rimuoverla con un pennello asciutto oppure con uno spillo, andando in senso antero-posteriore (cioè in direzione verso l’ano), facendo estrema attenzione a puntellare un lembo sporgente di vecchia cuticola senza intaccare la nuova cuticola sottostante, che potrebbe ferire il buco in modo grave. Nel secondo caso è molto difficile intervenire. Se si tenta di rimuovere manualmente dal bruco la capsula cefalica ancora attaccata, è assai probabile che, tentando di rimuoverla, si rompa la delicatissima cuticola sottostante della capsula cefalica di nuova formazione, condannando il bruco a morte per impossibilità di alimentarsi; si può solo isolare il bruco e metterlo in un ambiente caldo e umido sperando di favorire il naturale distacco dalla vecchia capsula cefalica. Una situazione di difficoltà intermedia è quando una porzione di vecchia cuticola residua rimane aderente al corpo, quasi a formare un anello che stringe una parte del corpo. Si può cercare di intervenire come nel primo caso citato, ricordando che è un intervento ancora più delicato, cercando di puntellare dove sembra esserci un maggiore ispessimento della vecchia cuticola. La sequenza fotografica sottostante raffigura quest’ultimo caso.
Uno degli esempi più frequenti è la difficoltà del bruco a liberarsi dalle spoglie della vecchia cuticola rimaste attaccate a coprire il segmento anale e l’impossibilità a liberarsi della vecchia capsula cefalica. Sul primo problema non è difficile intervenire, se si ha molta delicatezza e occhio allenato, specialmente se il bruco è ormai di grandi dimensioni: con l’ausilio di un pennello umido, si tenta di ammorbidire la cuticola e successivamente si cerca di rimuoverla con un pennello asciutto oppure con uno spillo, andando in senso antero-posteriore (cioè in direzione verso l’ano), facendo estrema attenzione a puntellare un lembo sporgente di vecchia cuticola senza intaccare la nuova cuticola sottostante, che potrebbe ferire il buco in modo grave. Nel secondo caso è molto difficile intervenire. Se si tenta di rimuovere manualmente dal bruco la capsula cefalica ancora attaccata, è assai probabile che, tentando di rimuoverla, si rompa la delicatissima cuticola sottostante della capsula cefalica di nuova formazione, condannando il bruco a morte per impossibilità di alimentarsi; si può solo isolare il bruco e metterlo in un ambiente caldo e umido sperando di favorire il naturale distacco dalla vecchia capsula cefalica. Una situazione di difficoltà intermedia è quando una porzione di vecchia cuticola residua rimane aderente al corpo, quasi a formare un anello che stringe una parte del corpo. Si può cercare di intervenire come nel primo caso citato, ricordando che è un intervento ancora più delicato, cercando di puntellare dove sembra esserci un maggiore ispessimento della vecchia cuticola. La sequenza fotografica sottostante raffigura quest’ultimo caso.