La Bramea del Vulture, orgoglio Lepidotterologico italiano

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Acanthobrahmaea europaea (femmina)
Acanthobrahmaea europaea (femmina)

Approfitto dello sfarfallamento osservato i giorni scorsi di una Acanthobrahmaea europaea in una gabbia sul terrazzo per ricordare la storia di questa falena, dalle tinte sobrie e poco appariscenti ma che suscitò grande interesse internazionale, soprattutto presso i paleobiologi.  La Bramea del Vulture, scoperta dal conte Federico Hartig (Entomologo altoatesino fondatore dell’Istituto Nazionale di Entomologia), è infatti un relitto dell’ultima glaciazione:  unica rappresentante europea della famiglia Brahmaeidae, è localizzata esclusivamente alle pendici del monte Vulture, un vulcano (spento da circa 300 mila anni) tra i più antichi dell’appennino meridionale, situato nel nord della Basilicata, in una zona dalle caratteristiche naturalistiche e microclimatiche peculiari. Nel doppio cratere centrale di questo vulcano  si sono formati i caratteristici Laghi di Monticchio, circondati da una foltissima vegetazione e le cui acque sono quelle con la temperatura più alta tra i laghi italiani.

I laghi di Monticchio, nel doppio cratere centrale del Vulture.
Photo credit: Basilicata Turistica / Foter.com / CC BY-NC-ND

Proprio nelle foreste a ridosso di questi laghi, Hartig si era recato nell’aprile 1963 per una spedizione entomologica. Le sue precedenti spedizioni in Italia e all’estero avevano portato alla luce moltissime nuove specie di Microlepidotteri, suo principale oggetto di studio in ambito Entomologico. Immaginate la sua sorpresa quando, la sera del 21 aprile, si vide quasi atterrare ai suoi piedi  una falena di discrete dimensioni, che, si rese subito conto, non assomigliava a nessun lepidottero Europeo conosciuto sino a quel momento. Altri individui furono trovati dal conte in una zona vicina, in località Grotticelle (compresa tra i laghi di Monticchio e l’antica fiumara di Atella), un’area ricca di esemplari di Frassino meridionale (Fraxynus oxicarpa), che si rivelò in seguito essere la pianta ospite principale dei bruchi di Acanthobrahmaea europaea.

Due bruchi di Acanthobrahmaea europaea al 4a stadio. I con i caratteristici processi allungati, osservabili anche negli altri Brahmaeidae, scompariranno allo stadio successivo. In natura la pianta ospite principae è il frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), ma le piante nutrici comprendono anche il ligustro e la fillirea.
Due bruchi di Acanthobrahmaea europaea al 4° stadio. In natura la pianta ospite principae è il frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), ma le piante nutrici comprendono anche il ligustro e la fillirea.

Il periodo di volo di questa falena, che entra in attività la sera per pochissime ore, limitato a un breve periodo dell’anno compreso tra marzo e aprile,  l’altrettanto limitato areale di distribuzione e la colorazione degli adulti che permette loro di camuffarsi facilmente quando, durante il giorno, riposano sulle cortecce  degli alberi, possono forse spiegare come mai nessuno sino a quel momento avesse ancora avvistato e segnalato questa specie, tra l’altro di dimensioni non trascurabili per un Lepidottero Europeo (l’apertura alare è di 65-80 mm). Che si tratti di un relitto del Miocene (periodo compreso tra 24 e 5 milioni di anni fa) lo dimostrerebbero le venature radiali delle sue ali, raggruppate in una sequenza che è comune solo a specie ormai estinte; al punto da far azzardare l’ipotesi che possa trattarsi del più antico Brahmaeidae esistente. Per queste sue caratteristiche che la distinguono nettamente dalle altre Bramee conosciute, nel 1967 è stato istituito per questa specie, inizialmente classificata come Brahmaea europaea, il genere Acanthobrahmaea.

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Femmina di Acanthobrahmaea europaea, nella tipica posizione di riposo.

Ho in mano un estratto del volume XVIII (anno 1963) del Bollettino dell’Associazione Romana Di Entomologia, in cui Hartig scrive, nel suo articolo (dal titolo “Per la prima volta una Bramea in Europa”):
“Si tratta con molta probabilità di un relitto assai antico, che ha saputo sopravvivere ed adattarsi durante i millenni in un ambiente relativamente protetto quale ancor’oggi appare il cratere del Vulture….[…]… la bellezza della zona e la particolarità della vegetazione nel cratere lasciano sperare che l’amministrazione delle foreste demaniali si preoccupi di salvare un’isola di tale bellezza dalla villana distruzione dell’uomo, distruzione che di solito s’inizia con un turismo non controllato nè praticato da persone disciplinate (Il che abbiamo avuto occasione di constatare)”. E in effetti i casi di degrado ambientale e di abusivismo edilizio presso quell’area non sono stati pochi. Fortunatamente nel frattempo qualcosa si è mosso per la salvaguardia di questa specie, unica nel nostro territorio: nel 1971, proprio in seguito a una proposta fatta dallo stesso Hartig all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, è stata istituita la Riserva Statale Orientata Grotticelle (primo caso in Italia di una riserva istituita per la specifica tutela di un insetto) e nel 1984 la Riserva Regionale Lago piccolo di Monticchio, i cui boschi ospitano numerosi esemplari di Frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), la già citata pianta ospite naturale della nostra Bramea made in Italy.

Il francobollo con l'immagine della Bramea del Vulture, emesso dalle Poste Italiane nel 1996 in concomitanza con la 20a edizione del Congresso Internazionale di Entomologia, tenutosi per la prima volta in Italia.
Il francobollo con l’immagine della Bramea del Vulture, emesso dalle Poste Italiane nel 1996 in concomitanza con la 20a edizione del Congresso Internazionale di Entomologia, tenutosi per la prima volta in Italia.

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